Pecora Quadrella

di luigina rillo

Nel 2021 su segnalazione di un allevatore fu ritrovato nel territorio di Grieci, in provincia di Avellino, un gregge di 41 capi di Quadrella. Successivamente, il ceppo originale fu praticamente suddivisa metà. Alcuni capi furono venduti ad un allevatore di San Severe (FG), mentre i restanti 21 furono recuperati grazie all’appassionata intraprendenza di un’anonima ricercatrice che li acquistò a proprie spese e li affidò ad un allevatore di Casalbore (AV).

I soggetti attualmente presenti nella regione Campania e riconducibili alla popolazione Spagnola.

Arianese o Spagnola sono conservati in quest’unico allevamento e il piccolo nucleo risulta iscritto al Libro Genealogico detenuto dall’Associazione Nazionale della Pastorizia (AssoNaPa).

In passato la razza ovina Spagnola era allevata nelle zone dell’Avellinese (Savignano di Puglia, Montecalvo Irpino, Greci, Villanova del Battista e Zungoli) e nelle limitrofe aree del Molise e della Puglia solitamente in masserie con un’estensione media di circa 125 ha, caratterizzate da un’agricoltura ancora arretrata dovuta a condizioni pedoclimatiche particolarmente difficili.

Infatti i terreni, in prevalenza a grana fina, compatti, fangosi e freddi, erano prevalentemente costituiti da marna pliocenica ed argilloscisti.

Secondo quanto riporta il Dott. G. Nevano in “La pecora Quadrella o Spagnola arianese ed il suo miglioramento” (Rivista di Zootecnia, anno X Firenze, 1934) questo ovino, da non confondersi con la sua omonima della Lucania è l’indigena migliorata mediante l’incrocio con la Gentile di Puglia da qui l’origine del nome Spagnola. Quest’azione di miglioramento, assolta dalla Gentile di Puglia, che aveva ripercussioni benefiche quasi esclusivamente sulla qualità della lana era facilitata dalla vicinanza del tratturo degli Abruzzi, attraverso il quale transumava proprio la Gentile di Puglia per portarsi dai pascoli del Tavoliere agli altopiani abruzzesi.

Il dott. Nevano descrive la Spagnola con le seguenti caratteristiche:

“Taglia media e buona conformazione con linea dorso-lombare corretta e costato alquanto arcuato; testa piuttosto leggera, profilo nasale normalmente rettilineo ed orecchie piccole ed appuntite portate orizzontalmente; corna a spira e robuste nel maschio raramente presenti nella femmina; arti di medio sviluppo e coda sottile; vello di norma chiuso o quasi, con bioccoli prismatici di media lunghezza, estendentisi sino alla fronte ed alle articolazioni del ginocchio e del garretto e ricoprente, sia pure incompletamente il ventre”.

Anche il dott. Pietro Fabrizio in “La pecora del Molise” (Italia Agricola anno 65 Piacenza, 1928) riporta che in Molise era allevata una razza ovina chiamata Spagnola e derivante dall’incrocio tra la Pagliarola, o Indigena, e la Gentile di Puglia.

Egli la descrive con le seguenti caratteristiche:

“in genere presenta una statura ridotta; la testa, mediamente grossa, è dotata, negli arieti, di corna robuste, a conformazione elicoidale; la fronte è larga; le orecchie mezzane e orizzontali; il collo corto e grosso; il petto e le spalle sviluppati; il tronco di media lunghezza e larghezza; la groppa e le reni raccorciate; il bacino ampio; gli arti solidi e gli appiombi regolari”.

Sempre secondo il Fabrizio, 1928 il TGAA (Tipo Genetico Autoctono) Spagnola era a triplice attitudine, e presentava pregevoli caratteri di frugalità e rusticità. Il peso nelle femmine è compreso tra i 35 -40 kg, mentre per i maschi tra i 40 – 60 kg.

I lavori effettuati dal Dott. Fabrizio, nel 1928 in alcuni allevamenti molisani, e dal Dott. Nevano, nel 1934 in 4 allevamenti di Ariano Irpino, riportano alcune misurazioni somatiche distintamente per età. I dati rilevati sono dettagliati nella seguente tabella.

TABELLA: riepilogo rilevi somatici distintamente per anno e età dei capi

La Spagnola arianese presenta una certa similitudine alla Gentile di Puglia da cui ha avuto origine, sia per conformazione somatica che per le caratteristiche della lana. I confronti delle misurazioni sulla Gentile di Puglia effettuate dal Dott. Alfonso hanno evidenziato che la Spagnola Arianese presenta un tronco leggermente più lungo rispetto alla Gentile di Puglia e il perimetro toracico alquanto ridotto.

Nevano riporta che le produzioni di latte in 210 giorni, escluso il latte poppato dall’agnello erano pari mediamente a circa 52,70 Kg. Nel gregge erano presenti capi che arrivavano a produrre 97,40 kg di latte in una lattazione. Le produzioni di latte riscontrate dal Fabrizio negli ovini Spagnola allevati in Molise non si discostano da quelli rilevati in provincia di Avellino e risultano, escluso il latte poppato dall’agnello pari a circa 40 – 60 Kg. Il latte era utilizzato per la produzione di formaggio del tipo canestrato pugliese con rese comprese tra il 18-24% in formaggio fresco, mentre le rese in ricotta si aggiravano tra il 7-13%.

I parti, sia nelle greggi molisane che in quelle campane erano concentrati tra la fine di novembre e la terza decade di dicembre. Gli agnelli alla nascita avevano un peso di circa 3,5-4 kg e venivano macellati a 30 giorni ad un peso di 7,5 kg (Spagnola allevata in Campania) e a 10 kg (Spagnola allevata in Molise).

La carne era considerata, in questo TGAA, un’attività secondaria, perché la produzione principale era rappresentata dalla lana che aveva caratteristiche qualitative intermedie tra quella ottenuta dagli ovini Indigena o Pagliarola e la Gentile di Puglia.

Le rese in lana come riportato da Fabrizio per la Spagnola molisana erano pari a 0,500 Kg per l’agnello, 0,500 – 0,750 Kg per la pecora e 0,750 – 1,000 Kg per l’ariete.

Per la Spagnola allevata in Campania Nevano rileva le seguenti produzioni: 0,500 Kg per l’agnello, 1,200 Kg per la pecora e 2,000 Kg per l’ariete. Le caratteristiche quali-quantitative della lana sono riepilogate nella sottostante tabella.

TABELLA: riepilogo caratteristiche quali-quantitative della lana

Negli anni ’40 si pose in atto un processo di miglioramento delle razze indigene anche grazie ad incroci con riproduttori provenienti dall’estero. Nel Molise e nelle zone limitrofe, così come riportato da G. Josa, furono forniti ai grandi allevatori locali arieti di razza Ile de France.

Tale incrocio aveva la finalità di migliorare le caratteristiche della produzione della carne e della lana.

n. 1 marzo 2025

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