La razza bovina Varzese: nuove iniziative per il suo rilancio

di Riccardo Fortina

06 Marzo 2006

Bovini Tortonesi

Bovini di razza Varzese
(foto Riccardo Fortina)

Il punto sulla situazione della razza bovina Varzese (o Tortonese, Cabellotta, Ottonese) è stato l’argomento di un seminario svoltosi a fine febbraio a Val di Nizza, in provincia di Pavia.
Presenti, oltre a RARE, i rappresentanti delle Associazioni Provinciali Allevatori di Pavia, Alessandria, Piacenza e Genova, della provincia di Milano, dei servizi veterinari, di Slow Food, dei comuni e Comunità Montane locali, e ancora funzionari di Assessorati, ricercatori delle Università di Milano e Torino e, soprattutto, allevatori di questa razza bovina autoctona a rischio di estinzione.

In provincia di Alessandria sono allevati 23 capi (18 femmine e 5 maschi), in parte ottenuti da fecondazione artificiale ed embryo transfert grazie alla collaborazione dell’Università di Torino e Milano e di finanziamenti della Regione Piemonte. Restano elevati i problemi i consanguineità e le difficoltà a reperire nuovi riproduttori. Le produzioni di latte registrate sono di 18-19 kg/dì ma in calo. Interessante la destinazione del latte per la produzione della toma di Montebore (presidio Slow Food) e la resa in carne alla macellazione.
In provincia di Genova gli allevatori di Varzese sono 2: uno con 26 capi e uno con 2 capi allevati. Il primo utilizza i pascoli appenninici e seleziona quasi esclusivamente per i caratteri di rusticità e fecondità; la produzione lattea in questi anni però è diminuita e l’allevatore punta all’incrocio con razze da carne pregiate.
Interessante è la situazione in provincia di Milano, dove la razza è stata fortemente sostenuta dall’assessorato provinciale all’agricoltura attraverso numerosissime attività di divulgazione e di sperimentazione e ricerca. In totale sono presenti 20 capi distribuiti in 8 allevamenti, tra i quali l’oasi WWF di Vanzago.
Poco più di una dozzina sono invece gli animali oggi allevati in provincia di Piacenza; dagli anni ’80 (in cui erano allevate oltre 300 femmine in 25 allevamenti) il declino è stato rapidissimo. Ancora oggi sono però presenti dosi di seme prelevate dall’APA di Piacenza e oggetto di studi e controlli da pare dell’Università di Milano.
La provincia di Pavia è la più ricca di capi di Varzese: 56, di cui 13 di età inferiore all’anno e 4 buoi. Gli allevamenti sono 11, e 3 hanno un numero di capi compreso tra 5 e 15. L’indirizzo produttivo prevalente è la produzione di latte; la media produttiva misurata su 14 bovine è di 2800 kg/lattazione con 3,77% di grasso e 3,43 di proteina (ma 2 capi hanno fatto registrare produzioni intorno a 5000 kg). Il periodo medio parto-concepimento è di 92 giorni e in calo, a testimonianza dell’ottima fertilità della razza.
Fuori dall’areale di allevamento, sono presenti ancora 5 femmine e 2 maschi presso il Consdabi di Circello (BN), dove viene svolta anche attività di ricerca e di prelievo e conservazione del seme.

Dopo un ampio e appassionato dibattito, sono emerse alcune considerazioni e richieste per il futuro:

  1. una migliore identificazione degli animali attraverso l’analisi genetica dei capi in vita e delle dosi di seme disponibile, nonché lo studio dei rapporti di parentela e l’elaborazione di piani di riproduzione che evitino al massimo la consanguineità (a cura dell’Università di Milano)
  2. la verifica dell’attitudine alla produzione della carne attraverso altre prove di macellazione
  3. lo studio della qualità del latte e di eventuali caratteristiche particolari
  4. il rafforzamento delle caratteristiche intrinseche dell’animale (fertilità, rusticità e facilità di adattamento a razioni e alimenti poveri)
  5. l’identificazione di uno o più formaggi locali da produrre esclusivamente con latte di Varzese e la predisposizione di un disciplinare di produzione
  6. la richiesta di sostegno agli allevatori di Varzese anche fuori dall’area di origine (es. provincia diMilano) nel prossimo PSR 2007-2013
  7. un prossimo incontro organizzato da Slow Food per divulgare le notizie emerse dall’incontro

In conclusione, è  risultato evidente che la salvaguardia e il rilancio di una razza autoctona bovina non può prescindere dal legame con il suo territorio di allevamento e dalla valorizzazione delle sue produzioni. Poiché la produzione lattea della Varzese non potrà superare, né dal punto di vista quantitativo che – probabilmente – qualitativo, quelle di altre razze autoctone o cosmopolite, il rilancio della razza dovrà passare attraverso l’aumento dei capi allevati sia con nuovi allevamenti di Varzese che, soprattutto,  aumentando il numero di animali per azienda; sarà fondamentale riscoprire e rilanciare le produzioni di formaggi locali specificando l’origine del latte e della zona di produzione. In parte ciò avviene già, ma in modo non coordinato; il ruolo futuro delle istituzioni e degli esperti sarà quello di redigere, in collaborazione con gli allevatori e i trasformatori, un disciplinare di allevamento della razza e di produzione di un formaggio tipico che tenga conto delle caratteristiche dell’ambiente di allevamento e degli animali, delle risorse alimentari disponibili localmente e delle tecniche di caseificazione tradizionali.

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