

Editoriale
di riccardo fortina
Ascoltiamo e leggiamo quotidianamente notizie sulle guerre (oggi sono una cinquantina i conflitti sparsi in tutto il mondo) e ci sdegniamo per la morte delle persone; ma quasi sempre ci dimentichiamo che le guerre non sono solo un disastro umanitario: sono anche un disastro ambientale ed ecologico.
La distruzione degli habitat e l’inquinamento di suolo, aria e acqua hanno effetti devastanti sulla sopravvivenza di piante e animali, e sulla sopravvivenza di attività agricole e zootecniche. Sino a poco fa mi illudevo che tutti quegli interventi disperati (e anche eroici…) fatti durante i tempi difficili della guerra di Jugoslavia negli anni ’90 per salvare le razze locali facessero parte di una storia irripetibile; evidentemente non è così! Per chi già in quegli anni si occupava di salvaguardia delle razze a rischio di estinzione, i ricordi di quegli interventi sono ritornati drammaticamente vivissimi e attuali. E allora non dobbiamo mai dimenticare che tra i tanti orrori di qualunque guerra c’è anche il rischio di estinzione di specie selvatiche e di razze domestiche.
Sopravvivere in tempi difficili è il fil rouge di questo secondo numero di RAREFATTI, che ci accompagna in un viaggio tra alcune razze italiane poco note che stanno lottando per non scomparire.
Alice Antonetti ci porta alla scoperta della razza bovina Varzese-Tortonese-Ottonese in un viaggio che esplora le attività e i progetti sinora realizzati per la sua tutela e valorizzazione.
Il tema degli aiuti è ripreso nell’articolo di Giovanni Girotto, che è la sintesi della sua tesi di laurea all’Università di Torino sulla evoluzione e sull’efficacia dei premi erogati per la salvaguardia delle razze bovine del Piemonte dai primi PSR degli anni ’80 fino al più recente CSR.
La specie bovina è ancora protagonista nell’articolo di Monica Brunelli Thaler: il suo è un viaggio che ripercorre la storia di alcune razze alpine “dimenticate” del Trentino e dell’Alto Adige e dei loro allevatori, con testimonianze che ci riportano indietro nei secoli, fino al 1600.
Infine, Daniele Bigi ci presenta la pecora Nostrana, una razza ovina appenninica che negli anni ’80 era considerata “reliquia”, e che invece è riuscita a sopravvivere fini ai giorni nostri. Una storia a lieto fine, ma purtroppo non è sempre così: ogni anno perdiamo per sempre un centinaio di razze a livello mondiale. Ma con una cinquantina di guerre in atto, i numeri andranno sicuramente aggiornati.
Alle razze estinte per le guerre, che non hanno potuto sperare nella vittoria dell’uno o dell’altro perché non avevano nessun nemico da vincere, oggi possiamo solo dedicare un ricordo simbolico tra gli omaggiati del monumento agli animali caduti in guerra, eretto a Londra nel 2004 a Park Lane.
E allora… buona lettura e a risentirci al prossimo numero.
Riccardo Fortina – Presidente
n. 2 giugno 2025
- Sommario
- Il ritorno della pecora Nostrana
- Razze bovine alpine “dimenticate”: Montavoner-Prättigauer e Pezzata di Rabbi
- L’evoluzione dei contributi alle razze bovine autoctone del Piemonte
- Gocce di rugiada
- Editoriale
- “Razze Domestiche Locali: capirle, conservarle e promuoverle nel concreto”
- Pecore di razza Frabosana-Roaschina per la manutenzione del verde pubblico nel comune di Alba
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